venerdì 16 giugno 2017

Lectio Divina - SS. Corpo e Sangue di Cristo



La Lectio Divina è tratta dal libro
"Lectio Divina(2016), Ed. Vita Carmelitana
P. Anastasio Francesco Filieri O Carm
Commento filatelico dell'Avv.to Francesco Gatto


Santissimo Corpo e Sangue di Cristo - Anno A Dal Vangelo secondo Giovanni
 (Gv. 6,51-58)


51 Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”. 52 Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: “ Come può costui darci la sua carne da mangiare?”. 53 Gesù disse: “In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. 54 Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. 55 Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. 56 Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. 57 Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. 58 Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno”.

Breve esegesi 

Il giorno dopo la moltiplicazione dei pani i giudei vanno alla ricerca di Gesù, che dice loro: “Io sono il pane vivo disceso dal cielo”. Evidenzia poi in questa affermazione la sua incarnazione e assieme l’universalismo della salvezza: ”La mia carne per la vita del mondo”. Sorge una forte disputa con i giudei circa la manna data da mangiare nel deserto da Mosè. Gesù afferma che i loro padri hanno mangiato la manna e sono morti. Lui è il pane disceso da cielo, perché chi ne mangia non muoia. In una progressione Gesù rivela il mistero della sua carne vero cibo e del suo sangue vera bevanda e lo pone come necessità. Affermazione paradossale e assurda, intesa in senso naturale. Di qui lo scandalo dei giudei e di alcuni discepoli che lo abbandonano, per un discorso duro ai loro orecchi. Gesù rivolto ai suoi:”Volete andarvene anche voi”? Pietro proclama la sua fede:”Signore da chi andremo Tu solo hai parole di vita eterna”. La fede precede la conoscenza. S. Agostino afferma che bisogna aver fede per comprendere. Il rapporto di relazione con la conoscenza è preceduto dalla fede. 

Meditazione pregata 

Cristo Gesù, ti cercavano per ascoltare la tua parola. Erano attratti dall'autorità della tua parola; non insegnavi come scribi e farisei, ritenuti dal popolo maestri della legge. La tua era legge di Dio, del volere di Dio, dell’amore di Dio per il suo popolo. Ti sei commosso per loro, perché erano come pecore senza pastore. Preso il pane, hai reso grazie, lo hai dato ai tuoi perché, moltiplicato, lo distribuissero alla folla. Non hanno più cercato di ascoltare la tua parola, quanto di avere a sufficienza pane da mangiare. L’autorità della tua parola ha preso il sopravvento e hai affermato: “Io sono il pane disceso dal cielo, cercate non il pane che perisce, ma quello che dura per la vita”. Man mano ti sei svelato tra l’incredulità di tanti: “ Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna”. Solo una immersione totale nell'autorità della tua parola, nel dono della fede, ci dà oggi e quotidianamente di credere alla tua parola e di accostarci al pane eucaristico, che si fa carne della nostra carne. Quell'Amen che professiamo davanti al sacerdote, prima di entrare in comunione sacramentale con te, ha tutto lo spessore del compiersi di un mistero di fede, dell’entrare in comunione con te. Quasi per non ridurre a un fatto intimistico il nostro rapporto con te, oggi ti portiamo per le strade della nostra città, a farti prendere possesso delle nostre vie e vite. E non vi è il triste presagio della tua condanna a morte, come il primo giorno del triduo sacro, il giovedì santo. Oggi sono canti, fiori e infiorate che ti accolgono, quasi a configurare la tua accoglienza messianica in Gerusalemme. Oggi è la bellezza della vita, la bellezza della tua vita in noi che cantiamo e inneggiamo. Come i discepoli di Emmaus ti supplichiamo: resta con noi, Signore, e non ci lasciare per le strade di questo mondo, senza te.

Per la vita 

Il mistero che Gesù si fa cibo e bevanda per la nostra vita, è un immergersi nel dono della vita di Cristo in noi: “Nessuno ama più di colui che dona la vita per i suoi amici”. Amici di Gesù, tanto da ricevere in cibo il dono della sua vita. Questo mistero attraversa quest’oggi le strade della nostra quotidianità, luoghi che sono espressione della nostra vita e della nostra vita di fede. Il sacerdote che ci porge l’ostia afferma: “E’ il corpo di Cristo”. Il tuo “amen” non può essere un usuale assenso, ma ti introduce nel mistero di amore di Gesù, che si fa tuo cibo e tua vita. La celebrazione eucaristica ha la centralità nella vita di fede che si realizza nel sì liturgico alla Parola ascoltata: Parola di Dio e Parola del Signore, per darti accesso a ricevere nella fede il corpo di Cristo. Risuonano in te le parole di Paolo:”Non sono più io che vivo, ma è il Cristo che vive in me”? Quale ripercussione ha nelle tue opere di vita il sacramento ricevuto? Quanto sei cibo per altri, quanto sai donare di te stesso nel far tuo quanto Paolo ricorda di Gesù negli atti degli Apostoli: “C’è più gioia nel dare che nel ricevere”?





 


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