mercoledì 12 luglio 2017

12 Luglio 2017 - Novena del Carmine


Novena a cura di P. Anastasio Francesco Filieri O Carm


SESTO GIORNO 

Elia profeta modello di vita in Dio
 

Il Monte Carmelo e i carmelitani sono strettamente legati e collegati alla vita e allo spirito profetico di Elia. Il cui motto: “Zelo zelatus sum pro Domino Deo exercituum”. Ardo di zelo per il Signore Dio. Esprime il rapporto vivo e operativo per il Signore suo Dio. Elia svolse la sua missione profetica per ricostruire l’alleanza di Dio con il suo popolo, distrutta dal re Acab, l’unto del Signore Dio in Israele. Più attento al potere temporale, che strumento nelle mani di Dio per promuovere l’alleanza con il suo popolo. Il re Acab contrasse matrimonio con Gezabele, figlia del potente re Assiro, che aveva introdotto in Israele il culto di Baal. Elia svolgeva la sua missione sul Monte Carmelo, riunendo attorno a se uomini di Dio, chiamati figli dei profeti. Tanto da essere identificati con loro quanti vivevano da eremiti, alla presenza di Dio, lungo i secoli. Non si può parlare di Elia senza identificarlo con la sua presenza, la sua missione esercitata sul Monte Carmelo. Direi allo stesso modo di Gesù , identificato come il Nazareno. Lo spirito profetico di Elia ha attraversato i secoli, tanto da avere seguaci, figli di profeti ed eremiti che attendevano all’esercizio di vita in Dio, nel vivere e operare, sul suo modello, alla presenza di Dio. I primi carmelitani erano eremiti, monaci, che vivevano presso le grotte e la fonte di Elia, seguendo le sue orme e il suo modello di vita: essere e operare alla presenza del Dio vivente. Nel libro dei re, che racconta la storia dei re di Israele e delle loro vicende religiose e politiche , la figura del profeta Elia irrompe improvvisamente, presentandosi avanti al re Acab e affermando in modo perentorio:”Per la vita del Signore, Dio di Israele, alla cui presenza io sto, in questi anni non vi sarà né rugiada né pioggia, se non quando lo comanderò io”. Elia era stato mandato da Dio per ricostruire l’alleanza interrotta dal re Acab, che avrebbe dovuto, come consacrato di Dio, governare il popolo di Dio, attendere alla fedeltà del patto con Javeh in uno con il popolo. 


Invece ha dato modo alla moglie Gezabele, sposata per interesse politico, di introdurre in Israele il culto di divinità straniere: il dio Baal. A questo culto di Baal, per compiacenza con Gezabele, si erano prostituiti uomini pii del Dio di Israele, da lei foraggiati. Elia aveva lottato perché Javeh rimanesse l’unico, vero Signore Dio di Israele e fosse conservata l’alleanza con il suo popolo. Ma subiva la persecuzione di Gezabele, e la vendetta del re. Si rifugiò presso il torrente Kerit. Questa esperienza diede modo di sentirsi alla presenza di Dio, di avere un contatto intimo con Dio. Visse intensamente quella dimensione contemplativa nel rapporto con Dio e nella fedeltà a Lui. Per il carmelitano è esemplarità e prioritaria esperienza, anche nell’attendere ad attività umane ed ecclesiali. Significa svolgerle nell’esperienza di essere in Dio, operando alla sua presenza, per il bene e il servizio al popolo. Questa esemplarità di vita in Dio di Elia si è protratta lungo i secoli e ha ispirato i carmelitani e quanti, lungo i secoli, si sono rivestiti del suo spirito, vivendo da eremiti sul Carmelo, presso la fonte di Elia. Fonte materialmente presente, ma anche segno ispirante eliano. Insicura la sua posizione nell’essere alle falde del Monte Carmelo, presso il torrente Kerit, ormai seccato. Sentendosi insicuro e perseguitato fuggì in terra pagana, a Sarepta di Sidone. Fu ospitato da una vedova pagana che aveva solo un pò di olio e di farina; l’avrebbe mangiato lei e suo figlio e poi sarebbero morti entrambi, come affermò dinanzi a Elia che le chiedeva di dargli da mangiare. Elia le fece trovare l’orcio pieno di olio e di farina. Poi riportò in vita il figlio morto. Gesù dirà che ai non israeliti,per mezzo di Elia, Dio ha compiuto miracoli, a favore dei pagani. Cessata la siccità Elia ritornò sul Monte Carmelo per una sfida contro i profeti di Baal. Fece erigere due altari con sopra la vittima. Loro avrebbero invocato Baal ed Elia Javeh. Pregarono con somme invocazioni e grida i profeti di Baal. Elia li derideva affermando che dovevano gridare ancora più forte. Forse Baal stava dormendo e non li ascoltava. Elia pregò:”Signore, Dio di Abramo, di Isacco e di Israele, oggi si sappia che tu solo sei Dio in Israele, sei Dio e converti il loro cuore”. Cadde il fuoco dal cielo e bruciò vittima e altare. Gli astanti gridarono:”Il Signore è Dio”. Elia fece trucidare i falsi profeti. 

La regina Gezabele cercò Elia per vendicarsi e ucciderlo. Elia scappò nel deserto e stanco chiese al Signore:”Ora basta Signore, prenditi la mia vita, non sono io migliore dei miei padri, sono rimasto solo io a difenderti”. Questo silenzio di Dio in Lui, questo vuoto e prostrazione è stato intravisto e raccontato dai mitici carmelitani come “la notte dei sensi”. Il Signore lo confortò con il pane portato dall’angelo. Proseguì il cammino fino al Monte di Dio l’Oreb. Qui Dio si manifestò, non nel turbine impetuoso di un vento o nel terremoto, ma in una brezza leggera. In questa esperienza i carmelitani hanno intravisto la dimensione contemplativa del rapporto con Dio:”Che fai qui”? Chiese il Signore, ed Elia:”Sono pieno di zelo per il Signore Dio degli eserciti”.Queste ultime parole sono nello stemma carmelitano, per ricordarci di vivere lo spirito di Elia, essere alla sua presenza e lottare per la fedeltà a Dio. Dice la scrittura che Elia bruciava come una fiamma per il Signore Dio. Elia è anche uno che ha combattuto per la giustizia e per il bene del popolo, sia venendo incontro alla vedova pagana, segno della dimensione universale del popolo di Dio, sia non permettendo che Gezabele facesse rinnegare al popolo la fede nel Dio di Israele. Soprattutto ha difeso Nabot contro il re Acab che voleva sottrargli l’eredità dei suoi padri: la terra che possedeva presso la reggia. Acab lo mandò in battaglia, lo fece uccidere e si impossessò del terreno per ingrandire la reggia. Elia andò a proclamargli la vendetta di Dio su di lui: ucciso l’innocente non avrebbe avuto vita sicura. Elia è stato l’uomo di Dio, l’uomo per il popolo di Dio, l’uomo posseduto dallo spirito di Dio. Tale esemplarità è tata l’eredità eliana dei carmelitani, cui rifarsi, anche oggi.   


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