giovedì 13 luglio 2017

13 Luglio 2017 - Novena del Carmine


Novena a cura di P. Anastasio Francesco Filieri O Carm

SETTIMO GIORNO 

Il culto e la devozione a Maria


Il culto alla Madonna va inserito ed espresso, nel disegno di Dio Padre, nella partecipazione di Maria alla storia della salvezza, operata per noi da Cristo Gesù.  Maria è entrata nel contesto salvifico della Trinità: Dio Padre ha mandato l’angelo Gabriele per annunziarle che da lei sarebbe nato il Cristo Messia, lo Spirito Santo, come preannunziato dall'angelo, ha fecondato il suo grembo per dare alla luce il Messia, preannunziato dai profeti. Gesù, Verbo incarnato nel grembo di Maria, è venuto ad abitare in mezzo a noi.  Tutta la Trinità ha pervaso la vita e l’opera di Maria: fecondata dallo Spirito Santo e generato il Cristo Gesù, ha avuto e nutrito nella sua carne la divinità. Questo è il grande mistero umano-divino, che deve portarci alla contemplazione dell’opera di Dio. “Per noi uomini e per la nostra salvezza si è incarnato nel seno della vergine Maria  si è fatto uomo”: è la nostra proclamazione di fede. La Parola di cui Maria si è detta serva del Signore, ha generato il Verbo Incarnato. Il mistero è quanto è nell'essenza di Dio, a noi soltanto rivelato, partecipato. Dio Padre si è servito di lei, come strumento della nostra salvezza, operata da Cristo Gesù: “Sono la serva del Signore, si compia in me secondo la tua Parola”. Strumento nelle mani di Dio è stata Maria, perché ha espresso per lui la sua totale disponibilità, pur essendo promessa sposa a Giuseppe: “Grandi cose ha fatto in me l’onnipotente, … ha guardato l’umiltà della sua serva”. Questa la grandezza di Maria. Non di velarla con attributi, a volte senza senso. Come ci esorta lo stesso Concilio Vaticano II. Da questo dato teologico e salvifico nasce e deve svilupparsi ogni nostro vario tipo di rapporto, di culto e devozione a Maria, mentre noi siamo portati a ridurla alle nostre categorie umane, che non vanno demonizzate, ma neanche assolutizzate. Affronteremo tre momenti di riflessione su Maria: la liturgia, la devozione e la spiritualità mariana. La liturgia esprime il culto a Maria perché è azione sacra per eccellenza. Nel culto liturgico è inserita Maria nella storia della salvezza operata da Dio Padre, mediante Cristo salvatore, da lei generato. Questo il dato primario e imprescindibile nel nostro rapporto con Maria. Da qui il culto, la devozione e la spiritualità mariana. 

In modo sommo la liturgia celebra il culto a Maria nel periodo di avvento e natalizio: l’Immacolata concezione di Maria, preservata dalle conseguenze del peccato dei nostri progenitori e il suo parto verginale ha dato vita al Verbo Incarnato. Lontano dal periodo natalizio celebriamo, come conseguenza, la sua assunzione al cielo, in corpo e anima. Nel natale di Gesù celebriamo sommamente la madre, che lo ha generato, la cui festa è celebrata nell'ottava. L’epifania vede Maria accogliere i magi. Si manifesta così che Cristo Gesù è il salvatore non solo del popolo di Israele; ma di tutte le genti. Vengono dall'oriente per adorarlo. E Maria, come per i pastori, conservava tutto questo nel suo cuore. Una gioia vissuta in Dio Padre, che si è servita di Lei. Il sentire di Maria sia il nostro. Questo il modello di vita mariana. Quasi una triade tra Dio, Maria e noi. Solo così la devozione a Maria è immessa nel piano salvifico di Dio, su di noi e sull'umanità. Infine la presentazione al Tempio di Gesù, detta candelora: Gesù è luce per illuminare le genti è gloria di Israele, mentre lei, figlia del suo popolo, si sottopone al rito della purificazione dopo il parto, secondo la legge, e fa circoncidere il Figlio primogenito. La devozione a Maria. La devozione è un fervore interiore, un’affettività spirituale verso la madre di Gesù e madre nostra. Il “totus tuus” di Giovanni Paolo secondo esprime molto bene questo sentimento. Lui non aveva più sua madre, l’ha sostituita con Maria. Nella totalità possiamo donarci solo alla divinità; ma il sentimento mariano finisce con l’essere umanamente più forte delle verità teologiche. Da cui però, come ci ammonisce il Concilio Vaticano II, non possiamo facilmente debordare. Ma da cui far scaturire il vero amore, il verso sentimento per Maria. L’esperienza devozionale verso Maria è consolatrice, lenisce le sofferenze, crea amore e sentimenti di dolcezza; senza sfociare nel sentimentalismo. Ha la sua radice evangelica nella condivisione di vita con il suo Figlio Gesù. Dalla nascita alla fuga in Egitto, fino ad averlo tra le braccia, deposto dalla croce, per configurare la pietà per antonomasia.   Forme devozionali sono: il rosario, l’angelus, devozioni che richiamano i misteri della vita di Gesù e della Madonna. Mese Mariano, pellegrinaggi mariani, immagini della Madonna ecc. 

L’Ave Maria, la preghiera per eccellenza a Maria, nella prima parte è presa dalle parole dell’angelo nell'annunciazione, e da Elisabetta visitata da Maria. Nella seconda parte un frate domenicano di Firenze, poi accolto e fatto proprio dalla chiesa, ha strutturato la parte terminale; mentre un certosino, in una evoluzione con i misteri della vita di Cristo, ha formulato la corona del rosario, la cui devozione ha trovato nei padri domenicani la sua diffusione. La preghiera liturgica mariana ha una sua dimensione cristologica, da cui non deve essere disgiunta alcuna nostra formulazione.  La spiritualità mariana. Non può non nascere dalle verità teologico-mariane espresse nella parte iniziale. Nel mistero, nell'opera di Cristo e di chi lo ha generato nasce la spiritualità mariana. Maria è colei che ha generato Gesù, è vissuta con lui in intimità a Nazaret, l’ha accompagnato durante tutto l’arco della vita fin sul calvario. E’ per noi carmelitani modello di vita in Cristo. Il rapporto di Maria con Gesù e quello di Gesù con Maria in un divino e umano sentire è il  fondamento della spiritualità mariana,  più ancora nella Parola, nel Verbo che si è fatto carne nel grembo della Vergine Maria. Intensità di sentire e di comunione umana e divina. Per Mariam ad Jesum. 
Il Ven. P. Michele di S. Agostino, carmelitano, ha scritto tutto un trattato, in cui evidenzia che l’amore verso Maria è un mezzo per portarci all'amore di Dio, sul suo esempio. Parla di vita mareiforme, vita vissuta nel’esemplarità di Mari, nella dimensione di divina intimità 


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