venerdì 1 settembre 2017

Lectio Divina - XXII Domenica Tempo Ordinario



La Lectio Divina è tratta dal libro
"Lectio Divina" (2016), Ed. Vita Carmelitana
P. Anastasio Francesco Filieri O Carm
Commento filatelico dell'Avv.to Francesco Gatto


XXII Domenica del Tempo Ordinario - Anno A Dal Vangelo secondo Matteo
(Mt. 16,21-27)

21 Da allora Gesù cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno. 22 Ma Pietro lo trasse in disparte e cominciò a protestare dicendo: “Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai”. 23 Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: “Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!”. 24 Allora Gesù disse ai suoi discepoli: “Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. 25 Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. 26 Qual vantaggio infatti avrà l’uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? O che cosa l’uomo potrà dare in cambio della propria anima? 27 Poiché il Figlio dell’uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e renderà a ciascuno secondo le sue azioni.

Breve esegesi 

La figura profetica del “servo di JHWH” ha accompagnato il ministero messianico di Gesù in cammino nelle terre della Galilea, ove il suo mandato aveva avuto poco successo. La dichiarazione di Pietro dinanzi ai suoi discepoli, frutto della rivelazione del Padre: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”, ha portato Gesù ad accentuare e imprimere alla sua missione un cammino che lo porterà al “compiersi della sua ora” in Gerusalemme. In modo esplicito afferma la sua andata a Gerusalemme per essere condannato e messo a morte, ma risorgerà. Pietro lo rassicura che nulla di tutto questo gli accadrà, quasi a proteggerlo, ma anche perché pensa ancora alla restaurazione del regno messianico. Gesù lo identifica alla tentazione satanica nel deserto, perché non ha il senso delle cose di Dio. Chi lo vuole seguire deve rinnegare il suo mondo, prendere la croce e porsi al suo seguito. Solo chi perderà la vita per la sua causa la ritroverà. Diversamente troverà sbarrata l’accesso alla vita eterna. Nella seconda venuta, non più nella umiltà della carne, ove ha chiesto ai suoi il sacrificio di sé, Gesù renderà il premio a ciascuno, secondo la conformità, o meno a lui, al dono della sua vita sull’altare della croce.



Meditazione pregata

Duri di cuore, i tuoi discepoli, a credere nelle scritture, Cristo Signore. Anche la rivelazione del Padre, per bocca di Pietro, non ha fatto breccia nella loro concezione messianica. Tu hai iniziato un percorso che portava alla croce, caricandoti la condizione dei desolati: lebbrosi e malati, storpi e ciechi, muti e indemoniati, pubblicani e peccatori. La tua attenzione e il tuo amore per gli ultimi della scala umana non ha destato, oltre l’ammirazione per i miracoli, una individuazione della salvezza che sei venuto a portare. Solo nella condizione posteriore alla tua ascensione al cielo, la comunità dei credenti ti ha indicato come suo unico Salvatore nell'IKTHYS - il nome greco di “pesce”, le cui lettere corrispondono a “Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore”, segno d’appartenenza al popolo dei perseguitati e salvati. Improvvisa, potente e cruda la tua rivelazione: l’andare a Gerusalemme è per il compiersi della tua ora, essere preso, condannato, messo a morte e risorgere il terzo giorno. Pietro, scandalizzato per la tua sortita, ti ha preso in disparte e affermato che nulla ti sarebbe accaduto di quanto hai rivelato. Richiamando la tentazione satanica nel deserto, lo hai allontanato identificandolo nel tentatore. Il progetto del Padre è dare la tua vita, quale vittima sacrificale sull'altare della croce. Ben altro il progetto che i tuoi discepoli avevano alimentato in loro, nel seguirti. Istruisci quanti sono al tuo seguito, affermando che non può essere tuo discepolo chi non assume la croce sulle proprie spalle e ti segue. La croce è perdere la propria vita, per ritrovarla in colui che è Signore e dà la vita. Il chicco se non cade in terra, marcisce e muore, non dà frutto. Duro e vero il tuo parlare, Cristo Signore. L’accettazione del passaggio di morire a se stessi prefigura già la risurrezione, la vita divina e la vita del mondo che verrà nella divina beatitudine.

Per la vita 

Dopo la rivelazione che il suo corpo è vero cibo, il suo sangue vera bevanda e lo scandalo di alcuni discepoli che lo abbandonano, Gesù rivela, nel loro andare verso Gerusalemme, il suo dramma di condanna, croce e morte, mentre non ha senso in loro la sua prospettiva di resurrezione. La fede in Cristo Gesù è un mistero di abbandono nella trascendenza, mentre noi vogliamo sempre riportarla ai nostri metri, alle nostre aspettative, come i suoi discepoli. Solo ai mistici, cioè a coloro che sono stati introdotti nell'essere di Dio, e ne fanno esperienza, è dato accettare la rivelazione di Gesù e porsi al suo seguito, rinunziando a se stessi. E’ una esperienza liberante di dono di sé a Cristo, che si consuma nel sevizio ai fratelli, oggetto della nostra offerta umana. Il successo ricercato da Pietro nel far parte del suo regno, non fa parte del progetto di Cristo, della sua identità messianica. Solo nel sacrificio redentore della croce si realizzerà, nell'adesione al volere del Padre. La croce è offerta sacrificale della vita al Padre. Farsi dono a Cristo e ai fratelli è il perdere la propria vita, per ritrovarla in Dio. Signore della vita.


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