venerdì 15 settembre 2017

Lectio Divina - XXIV Domenica Tempo Ordinario



La Lectio Divina è tratta dal libro
"Lectio Divina" (2016), Ed. Vita Carmelitana
P. Anastasio Francesco Filieri O Carm
Commento filatelico dell'Avv.to Francesco Gatto



XXIV Settimana del Tempo Ordinario - Anno A Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 18,21-35)

21 Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: “Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?”. 22 E Gesù gli rispose: “Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette”. 23 A proposito, il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi. 24 Incominciati i conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti. 25 Non avendo però costui il denaro da restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, con i figli e con quanto possedeva, e saldasse così il debito. 26 Allora quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: “Signore, abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. 27 Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andare e gli condonò il debito. 28 Appena uscito, quel servo trovò un altro servo come lui che gli doveva cento denari e, afferratolo, lo soffocava e diceva: “Paga quel che devi”! 29 Il suo compagno, gettatosi a terra, lo supplicava dicendo: Abbi pazienza con me e ti rifonderò il debito. 30 Ma egli non volle esaudirlo, andò e lo fece gettare in carcere, fino a che non avesse pagato il debito. 31 Visto quel che accadeva, gli altri servi furono addolorati e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. 32 Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato. 33 Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te”? 34 E, sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non gli avesse restituito tutto il dovuto. 35 Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello”.

Breve esegesi

Il brano evidenzia il passaggio da una concezione giudaica del perdono del fratello ad una evangelica. La procedura giudaica, nella conformità alla legge e alla tradizione farisaica, prevedeva il perdono fino alla terza volta. Pietro per avvicinarsi all'annunzio evangelico di Cristo, superando il legalismo giudaico, gli chiede se il perdono è dato fino a sette volte. Gesù supera la condizione limitativa del perdono e nel settanta volte sette identifica, come il Padre celeste, un perdono illimitato, finalizzato ad essere sempre pronti ad accogliere il peccatore pentito, per portarlo a salvezza. La parabola evangelica dei due servi vuole affermare che la misericordia, come espressione della compenetrazione del cuore nella condizione dell’altro, deve prevalere sulla rivendicazione dei propri diritti calpestati. Il non compenetrarsi è il giudizio che porta alla condanna, e più ancora al non fare ad altri ciò che è stato fatto a te. Al primo servitore è stata condonata una somma illimitata, diecimila talenti, a confronto dei cento. La parabola evidenzia la durezza di cuore e la finzione nel farsi perdonare del primo servitore, incattivito per l’umiliazione subita? 

Meditazione pregata

“Lasciatevi riconciliare con Cristo” è l’appello che l’apostolo Paolo rivolge ai suoi evangelizzati, quale frutto della redenzione operata nel tuo sangue, Cristo Signore, versato per la remissione dei nostri peccati. Paolo ha voluto riversare l’ esperienza della misericordia da te operata su di Lui a quanti sperimentano la fragilità della condizione umana, allontanandosi dal tuo amore. Mediante la riconciliazione nel tuo sangue versato è passato dall'odio all'amore totalizzante verso te e la tua Chiesa. Potenza dell’azione misericordiosa del nostro Dio che, se accolta con cuore puro, ci fa passare al tendere e vivere del suo amore. Il tuo apostolo Pietro volle aprirsi a te superando la casistica giudaica del perdonare fino a tre volte, per arrivare alla perfezione del sette. Tu hai ribaltato la vendetta di Caino quantificata in sette volte e quella di Lamech per settanta volte sette, facendo di queste cifre il numero del perdono infinito, commisurato alla tua misericordia. Il perdono per l’offesa ricevuta, Cristo Signore, non è nelle corde dell’uomo, che nella sua carne concepisce la ritorsione, la legge del taglione. Solo un supplemento di amore concesso dalla tua grazia ci emancipa dalla concupiscenza del ricambiare l’offesa, dall'alimentare l’odio e il rancore che rode dentro, ci incattivisce; come nella parabola del servo scoperto infedele dal suo padrone, cui però è stato condonato il debito che vendica l’umiliazione subita sul suo debitore. Non permettere che abbiamo a sentirci sereni e ricompensati nel ritorcere il male fatto a noi o godere satanicamente del male in cui altri si dibatte. Tu riempici del tuo amore, della tua misericordia, della tua grazia. Per il perdono dei nostri peccati hai versato il tuo sangue sulla croce. Con quanti nella fragilità umana sperimentano come Davide: “nella carne sono nato, nel peccato mi ha concepito mia madre”, fa’ che sappiamo essere solidali, operatori di redenzione e riconciliazione.

Per la vita 

Il perdono, come atto di pietà, di amore compassionevole è il cuore per la conformità a Cristo Signore, da rilevare nel suo “sangue sparso per la remissione dei peccati”. La redenzione è l’atto con cui si riscattava lo schiavo, pagando il prezzo al padrone, per lasciarlo in libertà. Cristo è nostro redentore e salvatore. Tutto il Vangelo, anche attraverso le tante parabole, che sono esemplificazioni metaforiche delle verità del regno, è un portare i peccatori a salvezza. Lui va in casa dei peccatori, sta a mensa con loro ed è ritenuto dai farisei un mangione e un beone e di contro afferma: “Alla sapienza sarà data ragione dai suoi figli”. Condividere la sorte dei peccatori si rischia presso i benpensanti e non solo. Se questa è la scelta che ha fatto Cristo Signore, perché noi dovremmo astenerci, di essere anche in loro compagnia? E’ anche la nostra missione. Per fare questo bisogna avere un cuore grande da impetrare al Signore, per un supplemento di amore e una forza in noi. Non facili imprudenti, perché sia chiaramente testimoniato in verità il nostro impegno evangelico. Cristo ha detto di non mettere pietre preziose dinanzi ai porci, perché non solo non le apprezzeranno, ma si rivolgeranno contro.


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