venerdì 22 settembre 2017

Lectio Divina - XXV Domenica Tempo Ordinario



La Lectio Divina è tratta dal libro
"Lectio Divina" (2016), Ed. Vita Carmelitana
P. Anastasio Francesco Filieri O Carm
Commento filatelico dell'Avv.to Francesco Gatto



XXV Domenica del Tempo Ordinario - Anno A Dal Vangelo secondo Matteo (Mt. 20,1-16)

1”Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all'alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. 2 Accordatosi con loro per un denaro al giorno, li mandò nella sua vigna. 3 Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano sulla piazza disoccupati 4 e disse loro: “Andate anche voi nella mia vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. 5 Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre e fece altrettanto. 6 Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano là e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno oziosi”? 7 Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella mia vigna”. 8 Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama gli operai e da’ loro la paga, incominciando dai primi”. 9 Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. 10 Quando arrivarono i primi, pensavano che avrebbero ricevuto di più. Ma anch'essi ricevettero un denaro per ciascuno. 11 Nel ritirarlo però, mormoravano contro il padrone dicendo: “12 Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”. 13 Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse convenuto con me per un denaro? 14 Prendi il tuo e vattene; ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te. 15 Non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono”? 16 Così gli ultimi saranno primi, e i primi ultimi”.

Breve esegesi 

Il brano evangelico precedente afferma che molti degli ultimi saranno i primi e i primi gli ultimi. La parabola si presta a diverse letture. Anzitutto i primi ad essere chiamati nella vigna del Signore sono stati i giudei, scelti da Dio e da lui proclamati suo popolo, ma divenuti ultimi nel far parte della vigna del Signore, preceduti dai pagani. Questi ultimi hanno accolto il vangelo del regno, mentre i giudei si sono attardati nella promessa di un regno messianico. Altra lettura riguarda i capi del popolo, configurati ai primi, che si sentivano privilegiati perché ottenevano la giustificazione basata sull’osservanza delle opere della legge,a differenza degli impuri, dei peccatori. Cristo Signore dirà ai farisei:”I peccatori e le prostitute vi precederanno nel regno dei cieli”. La parabola ha anche una finalità escatologica. Altra lettura è la ricompensa non dovuta alla primogenitura o altro, ma tutto è dono di Dio, che ricompenserà secondo i criteri della sua misericordia. Altra lettura in campo sociale. Tutti hanno uguale diritto al lavoro e a una giustizia giusta, che sovviene e attende alle necessità delle persone, delle famiglie e non a criteri asettici, legali.

Meditazione pregata 

Cristo Gesù, hai parlato in parabole per proclamare il tuo regno ai figli di Abramo, operai della prima ora. A quelli come Giovanni Battista, che ha preannunziato il tuo Regno, invitando ad accoglierlo penitenti e convertiti, ha intimato di non sentirsi giustificati per discendenza. Hai aperto ad ogni uomo la possibilità di entrare nella tua vigna, lavorare per il tuo Regno e ottenere la stessa ricompensa. In te si dissolve ogni privilegio, ogni preferenza di persone o di popolo: “Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi e io vi ristorerò”. La tua preferenza c’è stata e c’è, ma è per gli ultimi, per coloro cui meno abbiamo dato in dignità di vita, in accesso ai beni. Tu sei venuto a marchiare i nostri egoismi, le volontà di emarginare per emergere, accaparrare per noi e sottrarre ad altri. Mistero del tuo amore, vergogna per noi. Al di là della interpretazione della parabola quale partecipazione al tuo regno, intravvediamo il rapporto tra giustizia e carità. Agli operai chiamati alla prima ora hai dato lo stesso emolumento degli ultimi. Dare a ciascuno il suo può essere discriminante e sperequativo, se non tutti sono stati posti nelle stesse condizioni favorevoli. La stessa giustizia può essere discriminante, se la carità, l’amore di benevolenza non attende alla condizione della persona, per supplire all'ingiusta giustizia. Hai concluso la parabola affermando: “Io sono buono”. Qui ritroviamo il tuo occhio divino posto su quanto il nostro mondo disattento ed egoistico ha motivo, come gli operai della prima ora, di ribellarsi. Tu donaci sempre il tuo occhio e quel supplemento di amore da immettere nelle umane vicende, perché la parabola evangelica stia sempre lì a testimoniare che il tuo Regno è alternativo a questo mondo, da cui guardarci.

Per la vita 

I criteri divini sono impenetrabili, corrispondono ai suoi disegni misteriosi, non configurabili ai nostri metri, alle nostre umane categorie. La parabola è fondamentale per la comprensione del Vangelo del regno, che ribalta i criteri giudaici e umani. 
La luce che ci dà il Vangelo è il senso profondo delle verità di vita nello spirito di Dio, oscurate dalle varie culture, dalle nostre personali visioni. Sembra Cristo riportarci a quelle beatitudini evangeliche che scardinano il nostro mondo, per farci rivedere un altro mondo, quello del regno dei cieli. 
In un mondo che spesso attende ad una giustizia asettica, che non si confronta con l’uomo concreto, con la sua condizione personale, o ci rende succubi della stessa giustizia, che affranca i potentati e umilia i deboli, il Vangelo ci apre spiragli innovativi di sapienza di vita, quella che Gesù è venuto a portarci. 
Pensiamo a quanti si suicidano per l’incapacità di ripagare i debitori, gli sfrattati che finiscono in auto o sui marciapiedi, a quanti attendono tutto il giorno di essere chiamati a lavorare per portare il pane in famiglia, ai figli. Risuonano le parole di Gesù:”Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi, io vi ristorerò”.


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