venerdì 10 novembre 2017

Lectio Divina - XXXII Domenica Tempo Ordinario



La Lectio Divina è tratta dal libro
"Lectio Divina" (2016), Ed. Vita Carmelitana
P. Anastasio Francesco Filieri O Carm
Commento filatelico dell'Avv.to Francesco Gatto


XXXII  Domenica del Tempo Ordinario - Anno A Dal Vangelo secondo Matteo
(Mt 25, 1-13)

1 Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo. 2 Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; 3le stolte presero le lampade, ma non presero con sé olio; 4 le sagge invece, insieme alle lampade, presero anche dell’olio in piccoli vasi. 5 Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e dormirono. 6 A mezzanotte si levò un grido: “Ecco lo sposo, andategli incontro”! 7 Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. 8 E le stolte dissero alle sagge: “Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. 9 Ma le sagge risposero: “No, che non abbia a mancare per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”. 10 Ora, mentre quelle andavano per comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. 11 Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici”! 12 Ma egli rispose: “In verità vi dico: non vi conosco”. 13 Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora.


Breve esegesi 
La vita è configurata a un andare incontro allo sposo, al Cristo che viene, mantenendo la lampada della fede accesa. Gesù paragona il regno dei cieli, ancora una volta, a un banchetto nuziale. Entrare a far parte del regno dei cieli è come essere invitati a partecipare a un banchetto nuziale. Dallo tesso banchetto si può anche essere esclusi, se la lampada della fede è spenta. Per questo ritorna l’invito a essere attenti, vigilanti, a non lasciarsi andare. La parabola della venuta dello sposo è configurabile alla parusia, alla venuta ultima di Cristo, di cui non si conosce il giorno e l’ora. Nell’attesa bisogna avere sempre la lampada della fede, che genera le buone opere, accesa. Al grido che annunzia la venuta dello sposo, le spose sprovvedute, imprevidenti si trovano senza l’olio e con le lampade spente, segno della fede. La rinunzia delle vergini a non concederne alle stolte, esprime la responsabilità personale nel mantenere la lampada accesa, segno che non si può poggiare sugli altri. Bisogna essere predisposti in ogni momento al richiamo dell’incontro con lo sposo, senza pretendere che la porta sia aperta. Lo sposo non accetterà il richiamo delle vergini stolte, sprovviste di prudenza e sapienza, ad aprire la porta. 

Meditazione pregata 
“Vegliate!” è il tuo continuo monito, Cristo Gesù, perché abbiamo in ogni momento a rendere ragione di essere in te, nel tuo volere da compiere, quali buoni servitori, come sentinelle attente alla costruzione del tuo Regno in noi. Insistente il tuo richiamo alla vigilanza, conscio della nostra fragilità. Fa’ che abbiamo ad essere in te per coinvolgerti nel nostro pensare, nel nostro parlare, nel nostro agire, perché tutto corrisponda al tuo volere su di noi. Sia tutto questo la lampada accesa che hai voluto fosse sostenuta con l’olio della fede dalle dieci vergini che attendevano la venuta dello sposo; come quando busserai alla nostra porta. L’essere perseveranti, nella fede vissuta in te, sarà possibile per tuo dono. Hai promesso ai tuoi l’assistenza del tuo Santo Spirito per accompagnarci nel nostro cammino di fede in te, come ci dice l’inno liturgico: “Senza la tua forza nulla è nell’uomo”. Per suo mezzo assistici e difendici da quanto può insidiare il tuo volere su di noi. Fa’ che quella candela accesa consegnataci nel giorno in cui siamo stati inseriti in te mediante il battesimo, illumini sempre il nostro cammino, la nostra esistenza. Quella lampada sia sempre alimentata dall’essere in sintonia con la tua Parola. Quel cero acceso, da cui ha attinto luce la candela battesimale, lo ritroveremo in chiesa, quando ci chiamerai a far parte per sempre del tuo Regno: cero pasquale che illumina le tenebre ed è memoria della tua vittoria sulla morte. Fa’ che non abbiamo ad essere come le vergini imprudenti, che non hanno provveduto con costanza ad alimentare la lampada, pretendendo di alimentarla da quella altrui. Quando busseremo alla tua porta, fa’ che abbiamo a trovarla spalancata dalla lampada accesa, per un giubilo sponsale eterno e vedere te che ci accoglierai.

Per la vita
 L’approssimarsi della fine dell’anno liturgico ci consegna una parabola che ci invita ad essere sempre forniti di olio, per alimentare la lampada della fede, delle buone opere, da presentare allo sposo quando aprirà la porta per introdurci a far parte della festa nuziale nei cieli. Più che parabola è una allegoria che si presta a comporre l’immagine di andare incontro a Cristo, mantenendo la lampada della fede accesa, senza averla mai spenta. La vita si prospetta come un cammino tra le tenebre di questo mondo, facendoci luce con la lampada della fede. Lo spegnere la lampada è segno del lasciarsi andare, disattenti al richiamo della fede, di Cristo, del Vangelo, per prendersi pause, facendo propria la mentalità e l’agire di questo mondo. E’ il discorso della fedeltà a Cristo Gesù, alimentata dalla fede suscitata dall’ascolto della parola, dalla risonanza dello spirito di Cristo che vi inabita, dalla costanza dell’essere in lui. E’ il rendere ragione in ogni momento del nostro modo di essere e agire a lui, che viene incontro per aprirci le porte del regno.


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