sabato 10 marzo 2018

IV Domenica di Quaresima


La Lectio Divina è tratta dal libro
"Lectio Divina" (2016), Ed. Vita Carmelitana
P. Anastasio Francesco Filieri O Carm
Commento filatelico dell'Avv.to Francesco Gatto



IV Domenica di Quaresima - Anno B Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv. 3,14-21)

14 E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, 15 perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna”. 16 Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. 17 Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. 18 Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. 19 E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. 20 Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. 21 Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio.

Breve esegesi 

Il brano evangelico fa parte dell’incontro di Cristo Gesù con Nicodemo, che va di notte ad incontrarlo. Alla gente che chiedeva solo segni Gesù aveva dichiarato di loro: generazione perversa. Nicodemo nei segni operati da Gesù ne ha visto l’opera di Dio, e in se ha messo in discussione tutto il suo mondo giudaico-farisaico. Gesù gli parla di rinascita dello spirito. Partendo dal suo mondo incentrato sulla legge di Mosè, Gesù afferma che come Mosè innalzò il serpente, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque creda abbia la vita che è da Dio. Nella incarnazione e nella passione Egli ha dato il Figlio suo Unigenito per donare la vita eterna a chiunque crede in lui, perciò non perisce. Sullo sfondo è la figura di Isacco. Gesù si apre e si disvela come forse non ha fatto con i suoi discepoli, perché Nicodemo afferma di essersi accostato a chi è da Dio. La sorgente della nuova nascita è l’amore del Padre per il mondo. Il giudizio di Dio non va concepito come una divisione fra gli uomini che si salvano e e quelli che si perdono. La missione di Gesù e missione di salvezza. Lui è luce venuto nel mondo per illuminare. Il giudizio riguarda le opere, che siano da Dio.

Meditazione pregata

Signore Gesù, hai fatto riscoprire l’amore, quale fondamento della legge di Dio, allo scriba che ti chiedeva quale fosse il più grande tra i comandamenti della legge, ma l’amore non è una legge, l’amore incarnato sei Tu. Dio è amore, ci ha rivelato l’apostolo Giovanni. Mistero del tuo amore è l’umiliazione di scendere dal cielo e assumere la nostra condizione umana. Per noi mortali sarebbe una inconcepibile frustrazione condividere la fragilità e corruttibilità umana, come hai fatto Tu, pur essendo nell'ordine divino. Solo la tua grazia ci fa accettare questo mistero. Generato e increato, sei l’amore incarnato del Padre che ti ha mandato tra noi e per noi sei Emanuele e Redentore. Hai condiviso la condizione umana anzitutto con i tuoi discepoli, tardi e altalenanti nel riconoscerti Messia, che annunziava il regno di Dio, non di questo mondo; perché di quest’ultimo volevano far parte. Nel momento in cui avanti a Pilato hai affermato che il tuo Regno non è di questo mondo, si sono dileguati. Tu, invece, ti sei offerto e immolato sull'altare sacrificale della croce. Gesto supremo del tuo amore per noi: offrire la tua vita per la nostra redenzione. Hai sconvolto le categorie umane dell’amore che concepisce lo stesso come auto-gratificante. Sei venuto a salvarci e non a giudicare e condannare; questo è puro amore e con lo stesso amore non ti attardi sui nostri peccati; ma ci concedi il tuo misericordioso perdono. Amore, verità, luce. Di questo hai parlato al fariseo Nicodemo e lui ha creduto, togliendosi la maschera di osservante formale della legge di Dio. E l’amore con cui lo hai incontrato e amato, lo ha corrisposto, schiodandoti dalla croce, per deporti sulle braccia di tua madre, quale amore amato, divenuto plasticamente e artisticamente immagine della pietà.

Per la vita 

Nicodemo dice a Gesù”: Maestro sappiamo che sei da Dio, perché nessuno può fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui”. Affermazione di uno che non si lascia plasmare dal suo mondo farisaico, perché nutre in se lo spirito di Dio. Sai tu scorgere i segni della presenza, dell’azione di Dio, nella tua vita personale, nella Chiesa, nella società degli uomini, nel tuo tempo? Nicodemo è interiormente libero dall'appartenenza a una cultura giudaica che pone la centralità nell'osservanza formale della legge. Della legge coglie e vive lo spirito di Dio, per cui coglie i segni della presenza, dell’azione di Dio nelle parole di Gesù. Entra in crisi, ricerca la verità e individua in Gesù il maestro che può dare una risposta alla sua ricerca di verità che sono da Dio. Molto facile entrare in un mondo, in una realtà anche ecclesiale e conformarsi, non avendo più la libertà dello spirito. Avviene perché ci immettiamo nelle nostre realtà ecclesiali, nei movimenti e li assolutizziamo. C’è nella Chiesa una pluralità di carismi. Tutti esprimono doni dello spirito, nella variegata conformazione a Cristo Signore, verso cui convergono. Nicodemo è uscito dalla setta, non si è identificato. E noi?


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